giovedì 13 settembre 2018

Champions League, guida al Girone B - Girone di fuoco per l’Inter


Ritorno amaro in Champions per l’Inter di Spalletti che, a distanza di 5 anni dall'ultima volta e da quel fatidico triplete del 2010, riabbraccia la competizione più importante a livello europeo incrociando avversarie di assoluto livello. Infatti, i nerazzurri, partendo dalla quarta urna, hanno beccato il Barcellona come teste di serie e attuale campione di Spagna; il Tottenham, vicecampione d’Inghilterra ed, ormai, un club consolidato e rodato da anni; e il Psv Eindhoven, noto sia per il suo ottimo vivaio e per il forte trialismo in patria con Ajax e Feyenoord.

Barcellona – I blaugrana partono come ogni anno tra le candidate principali a vincere il trofeo: di certo però l’attuale Barça sia per gioco che per uomini non può essere paragonato a quello spettacolare e quasi da “playstation” di Guardiola che dominava in lungo e largo su tutti i campi d’Europa. La stella, nemmeno a citarla, è Lionel Messi, forse il giocatore più forte della storia del calcio, attorno al quale ruotano e vertono tutte le trame offensive della squadra. Oltre alla “Pulce”, occhio al talento del francese Dembelè, pronto alla stagione della consacrazione; alla creatività dell’ex Liverpool Coutinho, reduce da un ottimo Mondiale giocato con la maglia del Brasile; e al bomber Suarez, pronto a finalizzare ogni palla in gol. Il grande punto debole rimane il pacchetto arretrato che dimostra ancora qualche imperfezione nonostante l’acquisto in estate dal Siviglia di Lenglet, l’esperienza di Piquè e il neocampione del mondo Umtiti, giunto alla piena maturità. A centrocampo da sottolineare la perdita di Don Andrès Iniesta, cervello del centrocampo, rimpiazzato, proprio da un obiettivo dell’Inter, Arturo Vidal.

Tottenham – Gli inglesi si presentano come possibile sorpresa di questa edizione, anche se il loro vero obiettivo è quello di vincere finalmente la Premier League, dopo anni passati a lievitare tra le prime posizioni senza mai salire sul gradino più alto del podio. Nessun movimento né in entrata né in uscita per gli Spurs che, quindi, hanno deciso di conservare la stessa rosa della scorsa stagione con un anno in più sul groppone. Nonostante ciò, la squadra allenata da Pochettino rappresenta un pericolo insidioso sia per Inter che per Barcellona come dimostrato un anno fa dal loro cammino europeo fermatosi agli ottavi di finale contro la Juventus, dopo la conquista del primo posto nel girone ai danni del Real Madrid. Gruppo pieno di giocatori di abilità e di esperienza a partire dal loro numero uno, Hugo Lloris, nonché capitano della Francia campione del mondo, che davanti può contare sulla fisicità della coppia difensiva belga formata da Alderwaireld e Vertonghen. In mediana il lavoro prezioso di Dembelè e Wanyama, permette all'attacco di sprigionare tutto il suo talento: alle spalle dell’“uragano” Kane, considerato tra gli attaccanti più forti dell’attuale panorama mondiale, agiscono il giovanissimo, ma già esperto Dele Alli e il numero 10 danese Christian Eriksen che, con le sue geometrie e classe, ha attirato su di sé le lusinghe del Real Madrid. Da non dimenticare, inoltre, le qualità in contropiede del coreano Son, letteralmente esploso lo scorso anno, e del brasiliano Lucas Moura, arrivato a Gennaio dal Psg ed eletto tra i migliori giocatori della Premier League in queste prime giornate di campionato.

Inter – Come detto, per i nerazzurri si prospetta un girone di ferro in cui però venderanno cara la pelle, cercando di lottare per un posto agli ottavi fino in fondo. La squadra allenata da Spalletti, dopo aver agguantato la qualificazione in Champions all'ultima giornata, si è rinforzata nel mercato estivo con giocatori già pronti a respirare l’aria di San Siro. Di assoluto livello gli arrivi a parametro zero di Asamoah, reduce da anni di scudetti con la Juventus, e di De Vrij, perno centrale della difesa della Lazio nella passata stagione con il vizietto del gol; senza dimenticare l’acquisto del terzino Vrsaljko dall'Atletico Madrid. Le chiavi del centrocampo saranno ancora affidate a Marcelo Brozovic che, con la sua regia, dovrà favorire la velocità e la tecnica delle ali, su tutti Perisic, vicecampione del mondo con la Croazia, e Politano, appena arrivato dal Sassuolo e pronto al definitivo salto di qualità. Davanti il compito di segnare sarà affidato all'argentino Mauro Icardi, ma occhio anche alle possibili sorprese Lautaro Martinez e Keita Balde, arrivati rispettivamente dal Racing Avellaneda e dal Monaco.

Psv Eindhoven – Gli olandesi, da anni ormai tra i top club nel proprio paese, fanno fatica ad imporsi come in passato anche in Europa: infatti, giungono alla fase finale della Champions soltanto dopo i playoff, avendo battuto senza grossi problemi nell'ordine Sturm Graz, Standard Liegi e Dinamo Kiev. Attualmente in testa al campionato a punteggio pieno dopo quattro giornate, fanno dell’attacco un loro punto di forza: la maggior parte delle azioni offensive vengono finalizzate dalla punta di diamante Luuk de Jong; mentre la stella della squadra è sicuramente “el Chucky” Lozano che, nonostante sia arrivato soltanto un anno fa dal Pachuca, è già diventato un beniamino della tifoseria olandese. Altri nomi interessanti sono quelli di Bergwijn, pericolo costante sull’out di destra, dell’ex Milan Van Ginkel, di gran lunga il centrocampista più talentuoso della squadra, e del portiere Zoet, finito anche nel mirino del Barcellona.

mercoledì 12 settembre 2018

Champions League, guida al Girone A - Atletico Madrid e Borussia Dortmund favorite sul Monaco



Il primo raggruppamento di questa Champions League si prospetta essere interessante e, soprattutto, parecchio equilibrato: Atletico Madrid e Borussia Dortmund partono ai ranghi di partenza come le favorite per l'accesso alla fase ad eliminazione, ma occhio al Monaco, semifinalista due anni fa, e alla sorpresa Club Brugge, pronto a non recitare soltanto la parte della comparsa.

Atletico Madrid - I colchoneros, attuali detentori dell'Europa League e della Supercoppa Europea, trofei vinti rispettivamente contro Marsiglia e Real Madrid, si candidano ad essere tra i potenziali vincitori non annunciati dell'edizione 2018/2019. Dopo anni passati all'ombra dei cugini dei Blancos, la squadra di Simeone ha trovato la giusta quadra per rendersi pericolosa anche in terra straniera, come dimostrano le due finali perse proprio contro il Real nel 2014 e nel 2016. Fanno della fase difensiva la loro arma in più, tanto che, pur non segnando tante reti e facendo un gioco spettacolare, subiscono pochissimi gol. Imbattibilità dovuta sia alle splendide parate del loro numero uno Oblak, tra i migliori interpreti nel suo ruolo, che dalla splendida solidità difensiva messa in mostra dal giovane Gimenez ma, soprattutto, dalla leadership del capitano Godin. Sulle fasce possono contare sull'esperienza di Filipe Luis e Juanfran, e sull'esplosività di Arias, ex Psv, e del neocampione del mondo Lucas Hernandez, titolarissimo nello scacchiere della Francia di Deschamps. In mezzo al campo Saul e Koke hanno raggiunto la piena maturità; mentre sugli esterni i neoacquisti Lemar, appena arrivato proprio dal Monaco, e Gelson Martins possono rappresentare delle frecce importanti da scoccare a gara in corso per il cholo Simeone, senza dimenticare la classe di un sempreverde Vitolo. Il reparto offensivo, però, rappresenta il fiore all'occhiello di questa squadra: Kalinic e Correa partono come prime alternative al tandem d'attacco Diego Costa-Griezmann, reduci entrambi da un ottimo Mondiale. Il centravanti spagnolo, nonostante l'uscita della "Roja" agli ottavi di finale, ha salutato la competizione mettendo a segno tre gol; le "Petit Diable", invece, ha portato al successo la sua Francia e, dopo un'Europa League giocata da protagonista, è il favorito per la vittoria del Pallone d'Oro.

Borussia Dortmund - I tedeschi, dopo la finale vinta nel 1997 contro la Juventus, non riescono più ad imporsi in campo europeo, eccezion fatta per l'exploit del 2012. Squadra dai tanti gol, ma dalla pessima fase difensiva che, dopo la perdita di Hummels, fa fatica a ritrovare un leader nel reparto: infatti, partito Sokratis, direzione Arsenal, la dirigenza ha cercato di sanare il buco dietro riuscendo a prendere il centrale Diallo dal Mainz e il giovane terzino Hakimi in prestito dal Real Madrid. I colpi più importanti sono sicuramente Witsel, che ritorna in Europa dopo l'esperienza in Cina, e Delaney, mezzala danese ex Werder Brema sul quale si dice un gran bene. Sempre a centrocampo occhio al talento di Dahoud e alle geometrie di Weigl, cercato anche dal Psg in estate. In attacco, perso il bomber Batshuayi, finito al Valencia, ci si è "consolati" con l'ex Barcellona Paco Alcacer, anche se gli uomini di maggior talento saranno il baby fenomeno Pulisic e l'esperto Marco Reus, coadiuvati dalle giocate del numero 10 Mario Gotze.

Monaco - Dopo la conquista del quarto posto di due edizioni fa, la corazzata monegasca è pronta a fare la voce grossa e a strapparsi diverse soddisfazioni nonostante parta come sfavorita rispetto ad Atletico Madrid e Borussia Dortmund. La squadra allenata da Jardim fa dei giovani e del vivaio uno dei suoi punti di forza: Bernardo Silva, Mbappe e Lemar sono soltanto gli ultimi esempi di una squadra che negli ultimi anni ha sempre dato spettacolo nel rettangolo verde con il talento dei suoi migliori giocatori. La difesa è sicuramente il reparto più debole, ma nonostante ciò fa affidamento sull'esperienza dell'ex granata Glik e sulla corsa del terzino italiano Barreca. Il centrocampo, invece, si presenta come la vera miniera d'oro del club: fari puntati sul belga Tielemans, sulla fisicità dell'ex Strasburgo Aholou e sul potenziale crack Golovin, inseguito da mezza Europa in estate dopo l'ottimo Mondiale giocato con la Russia. Davanti, il bomber Falcao, insidiato dal nostro Pellegri, è appoggiato dalla velocità di Lopes e dalla fantasia dell'ex Fiorentina e Inter Stevan Jovetic.

Club Brugge - Il club belga, a dispetto degli ottimi risultati in campionato, si presenta come matricola del girone. In campo, però, gli uomini di Leko si schierano con un 3-5-2 compatto e solido: l'ottima compattezza in fase difensiva permette di dare sfogo alla tecnica degli esterni offensivi, adatti a supportare una coppia d'attaccanti amante della velocità e degli inserimenti senza palla alle spalle della difesa avversaria. La stella è il capitano Vormer, autore di 16 gol e 10 assist nella passata stagione, mentre davanti a dare spettacolo ci pensano il numero 7 Wesley, sul quale era forte l'interesse della Lazio, e Rezaei, capocannoniere della squadra.

martedì 11 settembre 2018

Portogallo-Italia 1-0, continua la striscia negativa degli azzurri


Dopo il pareggio per 1-1 nella prima partita del girone di Nations League, l'Italia di Mancini non è riuscita ad imporsi nemmeno sul campo del Portogallo rimediando una sconfitta di misura per 1-0, decisa dal gol al 48esimo dell'ex Milan Andrè Silva. Il tecnico degli azzurri, dopo la brutta prestazione contro la Polonia, decide di stravolgere la formazione e passa dal 4-3-3 ad un 4-4-2 abbastanza offensivo con il tandem Immobile-Zaza in avanti, supportato sulle fasce laterali dalla corsa di Bonaventura e Chiesa, lanciato per la prima volta dall'inizio. L'Italia, però, a dispetto dei tanti cambiamenti (ben 9 su 11) e della conferma dei soli Donnarumma (anche oggi il migliore) e Jorginho, non trova il giusto equilibrio tra difesa e attacco, non riuscendo a servire gli attaccanti e a creare occasioni da gol.
In fase difensiva i due terzini Criscito e Lazzari, all'esordio in Nazionale, risultano quasi inesistenti, mentre la disattenzione della coppia del Milan formata da Caldara e Romagnoli fa acqua da tutte le parti, costando cara agli azzurri nell'azione del vantaggio portoghese e lasciando sempre troppo spazio di manovra al contropiede lusitano. Il vero punto debole rimane senz'altro il centrocampo, privo di talento e di giocatori in grado di saper fare il salto di qualità alla squadra. Jorginho, a cui è affidato il compito di regista, è spesso lasciato troppo solo e in pochissime volte rischia la verticalizzazione, rifugiandosi nel passaggio corto verso compagni addirittura marcati. Cristante, forse il peggiore in campo, sbaglia di tutto e di più, dimostrandosi lontano parente del giocatore ammirato lo scorso anno con la maglia dell'Atalanta sotto la guida di Gasperini. Davanti bene la prova di Zaza e Bonaventura; male invece quella di Chiesa, completamente scomparso nella ripresa, e Immobile che, ancora una volta, conferma il fatto di avere una sorta di blackout quando gioca in Nazionale rispetto a quando scende in campo in Serie A con la Lazio.
Se da un lato l'Italia sembra essere lontana parente di quella ammirata e vincente del 2006, priva di idee di gioco e lenta nei movimenti, dall'altro spadroneggia il Portogallo, campione d'Europa in carica che, nonostante la pesante assenza di Cristiano Ronaldo, si impone sull'avversario sia a livello tecnico che mentale, sfiorando a più riprese il gol del 2-0 e fornendo una prestazione da grande squadra agli occhi dei più scettici.
Per l'Italia continua un periodo di crisi interminabile: dopo la figuraccia ai playoff contro la Svezia, costata la mancata partecipazione al Mondiale in Russia, gli azzurri sembrano incapaci di segnare su azione e di ottenere una vittoria che, ormai, manca da più di 11 mesi. La sfida per Mancini si fa quasi impossibile in un'Italia che, da grande del calcio, non riesce più a rialzarsi per tornare sul tetto del mondo.